Invece di inveire contro le ferrovie italiane, ormai per molti un topos, vorrei stavolta raccontare dell’interesse che si può trovare perfino in un viaggio fatto in piedi nell’affollato vano di collegamento tra due vagoni del treno.
Dimenticavo: tale viaggio e’ in corso il giorno 20 dicembre.
Di sabato: giorno cruciale per coloro che, originari dell’Italia del sud abitano e lavorano al Nord e che come me fanno ritorno nella città natale per le festività natalizie.
Costretta in piedi di fronte al bagno, praticamente schiacciata contro il finestrino, lo zaino indossato al contrario sul petto, il trasportino del cane tra le gambe.
Gente che va e viene alle mie spalle, chi entra in bagno, chi cerca la carrozza ristorante, chi è salito per errore alla carrozza 8 e solo dopo si è reso conto di avere il posto alla 1, chi spera nel colpo di fortuna di un posto vuoto…
Costretta a schiacciarmi col naso sul vetro tanto da lasciarne l’umida impronta.
Bimbi che all’udire il nervoso abbaio del mio cane, drizzano le orecchie e stupiti cercano con lo sguardo da dove provenga quel suono familiare.
Il signore in piedi di fronte a me, mi fissa.
O forse a causa del fatto che non lo guardo in viso data l’ estrema vicinanza tra noi, sono io a credere che lo stia facendo.
La sensazione mi infastidisce quindi decido di guardare dal finestrino la Pianura Padana che mi scorre sotto gli occhi.
Ai circa 300 km orari del mio treno mi passano davanti un campo con tre galline e un gallo; camminano oziosi sulla terra fangosa.
Il cimitero di chissà quale parse visto a questa velocità svanisce in un istante.
Avrei voluto saperne di più su chi ci riposa: avere un momento per lasciarmi andare al ricordo e alla fantasia di quelle vite di sconosciuti. Che erano e non sono più.
Quando per caso da piccola mi imbattevo in uno di questi sereni luoghi di provincia, fuori dal tempo e dallo spazio, mi perdevo spesso a guardare le foto e immaginare le vite di chi li’ e’ stato sepolto.
Reggio Emilia: il treno si ferma pochi minuti. Sufficienti perché una nutrita folla di persone si riversi nel vagone e invada lo spazio vitale che mi sono faticosamente guadagnata.
Proteggo la gabbietta blu della mia cagnetta da eventuali pedate maldestre facendo scudo col mio corpo. Una folata di odori. Così umani da essere sgradevoli.
Mi avvicino lo zaino alla bocca e ci poggio la testa. Provo a risposare.
Dal finestrino sfrecciano case arancioni e marroni, tutte dai tetti bassi.
Mi rendo conto di come diamo sempre per scontato tutto. Un viaggio in treno da Parma a Napoli è una grande opportunità per vedere tutta una serie di paesaggi, di attraversare l’Italia per il lungo e avere un assaggio delle sue unicità e diversità.
Il viaggio è dato dall’esperienza completa, non è solo il raggiungimento della destinazione e il treno è un ottimo mezzo per potersi godere il paesaggio.
Mettete via l’Iphone e guardate fuori dal finestrino: la percezione del tempo e dell’esperienza del treno assumeranno tutto un altro significato.
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