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Viaggiare da soli per conoscersi meglio

Noi che amiamo viaggiare da soli; noi che spesso scegliamo la solitudine in viaggio perché ci permette di entrare più in simbiosi con i luoghi che visitiamo.

Siamo sempre di più a partire in viaggio da soli. A me piace portarvi delle testimonianze di viaggiatori solitari che hanno scelto questa strada alternativa.

Oggi il nostro “viaggiatore solitario” si chiama Giovanni. 

Chi è Giovanni Cola

Giovanni Cola è un giornalista che vive per essere costantemente in movimento. Da adolescente era troppo stanziale.

Oggi, forse per il giusto contrappasso, non riesce a stare fermo più di qualche giorno nello stesso luogo geografico.

Se non sapete cosa regalargli, tentate con un voucher voli illimitati per una qualche compagnia aerea del mondo. In alternativa si accontenta anche di un passaporto diplomatico…

viaggiare da soli
Leggendo le sue parole probabilmente vi sembrerà di rivivere quelle emozioni che avete provato quando siete partiti da soli. A me è successo così.

di Giovanni Cola:

Avete presente un vecchio carillon che, per essere funzionante, deve essere periodicamente ricaricato? Se non ruoti a dovere la manovella, niente musica per le proprie orecchie.

Ecco, con questa piccola metafora voglio rendere al meglio l’idea della necessità quasi fisiologica che il mio corpo e la mia mente sentono ogni manciata di settimane, quando mi pervade un desiderio irrefrenabile di viaggiare.

A dir la verità, non sempre l’ebbrezza e la rigenerazione psicofisica che deriva dalla mia partenza, la cosiddetta “carica” del carillon, ha una durata sufficiente per farmi affrontare al meglio il lasso di tempo che intercorre dal recarmi da una destinazione all’altra, ma ogni aspetto, anche quello più traumatico, cerco di affrontarlo in modo empirico.

Tutto può insegnarmi qualcosa, soprattutto cerco di conoscermi meglio nelle mie debolezze, con l’obiettivo di essere preparato nel migliore dei modi per la tappa successiva.

Voglio essere onesto: non esiste un vademecum in merito, ognuno ha un’attitudine o una vocazione particolare per il viaggio.

Chi non la sviluppa non può essere biasimato. Tuttavia, ciò che è indubitabile, è il fatto che colui o colei che non dispongono di questo “talento”, non possono essere scelti come compagni di avventura.

La condizione imprescindibile per scavare nei meandri di una città o di una cultura è infatti proprio quella di liberarsi di orpelli e fronzoli che fanno parte del nostro quotidiano, spesso affliggendoci più del dovuto.

Una persona che non ha questo approccio, caricata a peso morto sulle vostre spalle, può invece solamente farvi regredire nel vostro percorso.

Non abbiate paura di lasciarvi tutti dietro.

Mi rendo conto che inizialmente questo aspetto del viaggio in totale solitudine possa apparire traumatico. Io stesso ne ho patito, ricordo una permanenza di qualche anno fa ad Atene piuttosto turbolenta tra demoni di varia natura e paranoie addirittura su quello che sarebbe successo a casa senza di me. Devi però stringere i denti, se vuoi passare allo step successivo.

E’ necessario mettere in conto un po’ di disagio interiore. Una volta fatta pace con la propria anima, avendo imparato, in quel frangente, a bastarsi da soli, non si vorrà più tornare indietro. Provare per credere.

Se le parole di Giovanni vi hanno incuriosito, potete seguirlo su Twitter: www.twitter.com/giovannicola