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13 novembre 2015. 

Oggi a Parigi c’è stato un terribile e odioso attentato.

Oggi avrei dovuto raccontare dei miei ultimi viaggi. Lo dice la mia agendina blu. Avrei dovuto passare la giornata a ricordare, ricostruire e raccontare delle cose buone che ho mangiato e dei posti stupendi che ho visto. Ma oggi no. Non ce la faccio.

Ho acceso la tv, cosa che non faccio mai. Ascolto le lunghe dirette che passano su tutte reti nazionali. Voglio sapere tutto. Eppure mi sento paralizzata. Piango a singhiozzi e non riesco a smettere.

Siamo poco più di formiche. E’ da un po’ che lo penso. Che valore ha la nostra vita? A chi importa di quello che stiamo costruendo, dei nostri sogni, delle nostre speranze, della musica che amiamo o delle persone a cui siamo legati?

Sicuramente non importa a chi a sangue freddo riesce a uccidere persone a caso.

Persone che non ha mai visto prima. Che non gli hanno fregato la donna né ammazzato il padre o stuprato la bambina. Che non gli hanno fatto assolutamente nulla per giustificare un odio così.

Persone che erano lì per caso, che facevano quello che ognuno di noi farebbe un venerdì: una partita allo stadio, un concerto.

Eh no, non si può andare al concerto perché si muore. Ma voi ci potete credere?!

Continuo a piangere e non riesco a farmene una ragione.

Vorrei dire tante cose, ho tante emozioni. Vorrei che qualcuno mi dicesse che ci stiamo tutti sbagliando.

Che questo non sta succedendo veramente. Che non siamo in guerra e che è tutta un’enorme gag. Vorrei non dovere leggere la mia homepage i commenti dei miei amici su quanto è accaduto, semplicemente perché non è mai accaduto.

Vorrei non provare odio e non voglio dire nulla, perché qualsiasi cosa sarebbe banale e già detta. E so che l’odio alimenta odio e che ci porterebbe solo più in basso di così.

Mi sento come quando ti fanno un’ ingiustizia. Come quando a scuola un ragazzino fa il bullo col più debole o come quando ricevi una cattiveria gratuita.

Perché per quante logiche politiche e sociali ci siano dietro, dare la morte a qualcuno è sempre un’azione gratuita.

Perchè nulla giustifica la morte e perchè nessun motivo può mai essere così forte da permettere di arrogarsi il diritto di terminare l’altrui vita.

Non so come andrà, non so se stia cambiando il mondo o se il mondo sia semplicemente già cambiato. Non so se potremo continuare a viaggiare per il mondo. Io lo farò, perché senza viaggio mi manca l’aria e perché con la paura non si vive più.

Però oggi no. Oggi me ne starò seduta sul divano con gli occhi lucidi.

La mia agendina blu è piena di cose da fare, di lavori da spuntare. Ma oggi me la prendo libera. Non riesco a fare diversamente.

Oggi voglio piangere per tutte quelle persone di cui non so il nome, ma alle quali mi sento comunque immensamente vicina.

Sento insieme alle mia lacrime l’odore della loro paura, quella paura che ti blocca il battito, mista a disperazione e sudore che immagino debba cogliere chi sa che non può scamparla. Porterò nel cuore quella paura oggi. Mentre sento al tg che forse ci saranno altri attacchi.

E a volte penso davvero che sarebbe stato meglio se fossimo nati formiche. Perché le formiche la cattiveria non la conoscono.

E perché se ne muoiono in mille o in un milione, il mondo non fa comunque una piega