Il mio primo approccio col trekking notturno
Scarpe da trekking non ne ho mai avute. Ho paura degli insetti, l’erba sulla pelle mi fa allergia e sia in estate che in inverno in vacanza vado al mare.
E invece sabato 29 agosto ho indossato le mie scarpette da ginnastica, messo nello zainetto una giacca a vento, ho preso con me una torcia e ho partecipato al trekking notturno nel bosco.
Siamo partiti dal Rifugio Lagdei, per ammirare la gigantesca luna che quella notte illuminava tutto in un modo così potente da sembrare quasi innaturale.
L’escursione dal rifugio Lagdei
Il rifugio Lagdei si trova a 1250 metri di altitudine, sopra la piana di Lagdei, nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e del Parco dei Cento Laghi. Da lì partono i principali sentieri che portano ai luoghi più belli dell’Appennino Tosco Emiliano.
Quella a cui ho partecipato era un’escursione di gruppo, guidata dall’esperta guida ambientale escursionistica Antonio Rinaldi.
Eravamo in tutto 35 persone. Chi più attrezzato, con bastoni da cammino e torcia sulla fronte modello esploratore, chi meno. Come me. Ma poco importa, ci avevano spiegato che sarebbe stato un cammino adatto a tutti.
E infatti tra di noi c’era anche qualche bambino, per nulla preoccupato del sentiero al buio da affrontare.
Il sentiero verso il Monte Tavola
Siamo partiti verso le 21 da un sentiero pianeggiante, con una passerella in legno. Ho pensato che sarebbe stato un gioco da ragazzi.
La sensazione era bellissima. Si camminava tra questi abeti così alti da oscurare il sentiero, ma il buio era rotto dalla luce delle 35 torce, quasi come un branco di grosse lucciole impazzite.
L’atmosfera all’inizio era spensierata, gente che rideva, chi mimava il verso del lupo o del cinghiale, chi scherzava. Antonio intanto ci raccontava del bosco e delle sue creature.
Ma il ghiro che verso fa?
Quello che si sentiva era il costante frinire dei grilli, più forte del solito a causa del caldo, ci ha spiegato Antonio.
Ogni tanto si poteva però sentire il verso dell’allocco o quello dei pipistrelli. Tutti zitti, al buio, a torce spente, cercando di tendere l’orecchio per carpire le più deboli voci del bosco. E se sei fortunato puoi sentire anche il verso del ghiro. Sì, un momento, ma il ghiro come fa?
Questo non siamo riusciti a capirlo, pare sia un verso unico e irripetibile. Ho scoperto però che il ghiro è un grazioso animaletto, simile allo scoiattolo. Meno grazioso però per chi se lo trova nel sottotetto che rosicchia durante la notte incessantemente, facendo un rumore incredibile che non ti lascia dormire.
Problemi che da ragazza di città non ho mai conosciuto.
Gli abitanti del bosco
Proseguendo ci imbattiamo in una ranocchia piccola piccola. Non dobbiamo toccarla, si ustionerebbe perché a sangue freddo, ci spiega la guida.
La illuminiamo con le torce, lei scappa e si nasconde. Giustamente. Più in là intravediamo invece un gigante ranocchio, un po’ bitorzoluto a dire il vero. Chissà dove stava andando prima che interrompessimo la sua saltellante passeggiata…
La luna gigante
E mentre camminiamo il sentiero si fa più in salita, perché dobbiamo raggiungere i prati del monte Tavola, da dove ammireremo la gigante luna piena. In realtà la meravigliosa luna si intravede già attraverso gli alberi.
E’ un’immagine affascinante e al tempo stesso un po’ spettrale. La si scorge tra i neri rami degli abeti e dei faggi, poi scompare. Poi riappare questa gigantesca palla bianca.
Le tane abbandonate
Ormai parliamo molto meno, impegnati a respirare con la bocca per la fatica. Non è una salita eccessiva, ma per chi è poco allenato si fa sentire. Non per la nostra guida che però sorpassa tutti con grandi falcate. Lungo la strada ci sono alcune tane. Di tassi o volpi, pare.
Alcune abbandonate prima di essere completate. Chissà perché?
Forse il malcapitato tasso si sarà accorto di essere troppo vicino a un sentiero di fastidiosi escursionisti e avrà cercato una nuova dimora. Forse quella tana era troppo piccola per mettere su famiglia. Non si sa, procediamo verso la nostra meta.
A piedi fino a Pontremoli…
A un certo punto ci imbattiamo in un punto dove c’è uno dei cippi ottocenteschi, perfettamente conservato, che contrassegnava il confine tra Ducato di Parma e Piacenza e Granducato di Toscana. Da lì si dirama il sentiero che in circa 8 ore porta a Pontremoli.
Inutile dire che il mio entusiasmo all’idea di poter raggiungere a piede un’altra regione mi fa immediatamente desiderare di diventare un’escursionista a tempo pieno. Ma per questo nuovo progetto direi che c’è tempo.
La luna piena vista dal Monte Tavola
Dopo qualche altra decina di minuti di cammino, dopo circa un’ora e mezza arriviamo su questa ampia distesa di prati, usati per lo più per i pascoli.
Sembra di essere in una favola. Il prato è rischiarato dalla gigante luna piena e alzando lo sguardo si scorgono tantissime stelle e per chi le sa riconoscere sono visibili le costellazioni principali. Una visione quasi magica. Ci sediamo sull’erba e Antonio ci racconta alcune leggende popolari, diffuse nella zona e legate alla vita agricola.
La fata Lucabagia e il folletto dispettoso dai piedi caprini, storie affascinanti mischiate a tradizioni e credenze popolari che raccontate al chiaro di luna in mezzo alla natura hanno un effetto ancora più magico. Sarei stata ore ad ascoltarle.
La luna intanto è lì, a vegliare sul bosco e sui suoi abitanti, che a quanto pare sono davvero tanti. Lupi, cinghiali, pipistrelli, donnole, ghiri, volpi, tassi, aquile e tanti altri piccoli e meno piccoli animali. Nella discesa verso il rifugio ci imbattiamo in due mucche che si abbeverano da una grossa vasca. Siamo in fila indiana e gli passiamo davanti.
Le mucche ci guardano un po’ stupite. “Cosa ci fanno questi stupidi umani tutti in fila a quest’ora con una torcia in mano”?: devono aver pensato questo; io al posto loro l’avrei fatto. Proseguiamo la discesa, decisamente meno stancante della salita, e verso mezzanotte torniamo al rifugio.
Un’esperienza da ripetere
Il bilancio di questa mia prima escursione è che vorrei farne un’altra al più presto.
Non so dirvi quanto sia bello il pensiero di essere nel bosco, sopra di te solo il cielo e intorno niente cemento, rumori e macchine. Per una come me nata e vissuta sempre città, che non sapeva neanche che faccia avesse un ghiro, ritagliarsi dei momenti di pace, a contatto con la natura è un gran bel regalo.
Le prossime escursioni
Se volete saperne di più sulle escursioni da Lagdei visitate il sito dell’Associazione Terre Emerse e controllate i prossimi appuntamenti.