Articolo di Erika Lanthaler
Quest’oggi è un giorno importante, da ricordare sempre, in ogni luogo, in ogni dove, in ogni momento. Oggi è il 27 gennaio, la giornata dedicata alla memoria della Shoah.
In questa giornata, con questo articolo voglio ricordare e narrare un viaggio. Sarà un viaggio nella memoria, un viaggio insolito, ma estremamente importante.

Marcin Czerniawski tramite unsplash.com
Giorno della memoria, la storia:
La storia di questa giornata è e deve essere nota a tutti: giovani, anziani, adulti, bambini, indistintamente, dal momento che essa rappresenta la nostra storia, la storia dell’umanità.
Fu istituita il 27 gennaio del 2005 dall’ONU, dal momento che, nel corso degli eventi che segnarono la fine della seconda guerra mondiale, tale giornata coincise con l’arrivo delle truppe sovietiche nel campo di sterminio di Auschwitz.
In quel momento, il mondo intero apriva gli occhi sulla tragedia dell’olocausto e, con esso, sullo sterminio di milioni di persone innocenti.
Cosa successe realmente nei campi di sterminio? Quale sorte toccò ai cosiddetti “untermenschen” ebrei?
Ma le domande che mi attanagliano di più sono: perché arrivare alla decisione di una soluzione finale? Perché distruggere vite umane innocenti? Perché?
In questo articolo non darò una risposta a questi quesiti, dal momento che per prima non sono ancora riuscita a trovare una risposta degna di nota.
L’obiettivo di questo articolo è ricordare.
Questo, infatti, è un viaggio nella memoria.

Fadjar Djulizar tramite unsplash.com
Olocausto:
Il termine Olocausto mi ha sempre spaventata. Il primo incontro con questa parola è avvenuta alle medie, quando ho studiato per la prima volta la Seconda Guerra Mondiale.
Non ci è stata spiegata l’etimologia, ma, in quel momento, ho intuito il suo collegamento con qualcosa che bruciava.
Al liceo, ho scoperto la vera origine della parola: deriva dal greco “holos” (olos), “tutto – interno” e kaio (kaiw), “bruciare”; nell’antica Grecia, l’olocausto faceva parte della ritualità religiosa e, in particolare, prevedeva che, dopo l’uccisione della vittima sacrificale, essa venisse bruciata per intera.
Tale termine è anche presente nella religione ebraica: nella Tanakh (acronimo di Torah, Nebi’im – Profeti, Ketubim – Scritti), infatti, è presente soprattutto in relazione ai sacrifici rituali, nei quali la vittima sacrificata e bruciata sugli altari, sancisce un rinnovo dell’alleanza tra il Dio di Israele ed il suo popolo.
Al giorno d’oggi, tuttavia, tale termine fa riferimento al genocidio perpetrato dal regime nazista in conseguenza a politiche razziali che compresero in particolar modo gli ebrei. Tuttavia, questi ultimi, non furono i soli ad essere le vittime dei carnefici nazisti: in questo sterminio ci furono vittime tra i rom, gli zingari, popolazioni dell’Unione Sovietica e della Polonia; per non parlare degli omosessuali, dei comunisti, dei testimoni di Geova e quanti discriminati per lesioni o menomazioni mentali e fisiche.
Con il termine olocausto, pertanto, il viaggio nella memoria prosegue nel suo calvario.
Una pagina nera che ha segnato il corso della storia dell’umanità.
Con tale termine sento le urla strazianti delle vittime innocenti; il passo di marcia dei prigionieri all’interno dei lager nazisti; sento gli ordini urlati dagli aguzzini senza volto; vedo gli uomini, ormai mera ombra di ciò che erano.
Con questo termine vedo l’umanità vittima dell’odio irrefrenabile di cui è capace l’uomo.

Mateus Campos Felipe tramite unsplash.com
Le testimonianze, un viaggio nella memoria:
“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come un rana d’inverno
meditate che questo è stato:
vi comando queste parole scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via
coricandovi, alzandovi
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa
La malattia vi impedisca
I vostri nati torcano il viso da voi”
Primo Levi
Queste le parole che si trovano all’inizio dell’opera più famosa di Primo Levi:
“se questo è un uomo”.
Una lettura profonda, introspettiva che immerge il lettore nell’inferno dei campi di concentramento e della loro tragica realtà.
Una realtà ancora incomprensibile nelle sue mille sfaccettature e nella sua gerarchia di morte.
Come si sopravvive in un campo di concentramento? Esistono “amici” o ci sono solo nemici?
Leggendo questo libro, ho visto, attraverso gli occhi dell’autore, come l’umanità cerca di sopravvivere alle atrocità che essa stessa impone ai suoi stessi componenti.
Lavori forzati, portati avanti fino allo sfinimento. Se non si è abbastanza forti si viene abbandonati al proprio destino.
La differenza tra la vita e la morte non la fanno i semplici uomini del campo, ma una decisione delle alte sfere; con una pallottola o un semplice gesto, la propria vita è nelle mani degli aguzzini.
Tentare di riassumere un’opera di tal genere è impossibile. L’orrore, la vita grigia, il dolore fisico e psichico, la paura, sono costanti che io, come semplice lettrice, non sono in grado di presentare.
La mia impotenza mi schiaccia, il mio compito è quello di ricordare, insieme a voi, questo passato. Il ricordo, la conoscenza di questo nostro passato ci rende liberi.
Negare il passato, negare un inferno di tal genere significa negare gli errori dell’umanità.
Negare, significa rinnegare la nostra stessa essenza umana.
Negare tale atrocità significa condannare a morte una seconda volta le vittime dell’olocausto. Negare non fa altro che aumentare la possibilità che si ricada nell’errore del passato.
Negare non rappresenta nient’altro che voltare le spalle all’umanità morente, straziata dagli stessi uomini.

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L’importanza del viaggio nella memoria
Perché è necessario un viaggio nella memoria? Perché è importante ricordare?
Perché è l’unico modo per tramandare queste atrocità e renderci conto di quanto odio siano in grado di creare gli uomini nei confronti di altri uomini.
Il viaggio nella memoria ci ricorda il nostro passato e, con esso, gli errori e gli sbagli commessi.
In questa giornata non ricordiamo solo le vittime nel nazismo, ricordiamo quante vittime senza volto sono morte in nome di un’ideologia sbagliata; quante sono state trucidate dagli uomini perché “diverse” o “non ariane”.
Con questo viaggio nella memoria ricordiamo a noi stessi l’orrore e lo scempio di cui siamo stati artefici, ma anche doniamo a noi la possibilità di comprendere i motivi e di poter imparare ad amare meglio e più profondamente i nostri fratelli.
Ricordare, leggere ed ascoltare testimonianze, documentarsi è proprio l’inizio del viaggio nella memoria.
Esso rappresenta il primo grande passo per l’umanità per il proprio miglioramento.
Iniziamo insieme questo viaggio nella memoria, perché solo ricordando saremo in grado di migliorarci.

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