Il Gargano in autunno non è per tutti. Questa è la prima cosa che dovete sapere prima di partire.
È per chi ha cuore e un animo riflessivo. Per chi riesce a vedere oltre. Oltre le strade vuote e i bar con la serranda a metà. Oltre i pochi ombrelloni sulla sabbia e i residui di una stagione in cui gli abitanti hanno dato tutto.
È un viaggio “slow”, senza fretta, di cui godersi ogni singolo istante.
In Gargano in autunno si inizia a sentire la stanchezza di chi ha lavorato mattina e sera per fare felici i turisti. Eppure quando ti incontrano sono tutti pronti a un sorriso, un saluto, un consiglio sincero.
Le persone ti chiamano per nome anche se ti conoscono da due minuti e sono sempre felici di fare due chiacchiere. Quasi stupiti nell’incontrare dei visitatori fuori stagione, sono curiosi di parlarti e cercano di proporti il meglio che il territorio può offrire. Fieri di una terra dalle tante meraviglie.
E la loro parlata, con quell’accento così tipico, ha in sé qualcosa di profondamente spontaneo e semplice.
Il Gargano devi sentirlo, respirarlo nell’aria dei boschi di pini marittimi e ammirarlo nel bianco accecante delle sue rocce.
Devi affrontarle quelle strade sterrate che ti portano in luoghi che sembrano usciti da un mito. E poi startene in silenzio e lasciarti stupire da tanta imperturbabile bellezza.
La costa dei trabucchi, bizzarre e antiche costruzioni per la pesca, la Foresta Umbra, il centro storico con le sue viuzze strette e labirintiche, che di notte si colora di giallo.
Il lungomare con le palme, i ristoranti costruiti nelle caverne, le grotte marine dalle forme più disparate. Ecco un assaggio di quello che potete aspettarvi.
No, in autunno non troverete le spiagge affollate, la musica, le vie del centro piene di negozi di souvenir e i bar colmi di gente.
Vi troverete a osservare dettagli che solo con la calma e il silenzio si possono notare. A cercare nuovi itinerari e scoprire dei luoghi nella loro essenza più pura, senza la patinata “maschera” estiva.
E se d’estate il Gargano fosse una canzone, in autunno sarebbe poesia.
La mia breve fuga a Vieste
La mia è stata una breve, brevissima fuga che mi ha portato a Vieste per tre giorni. Ne avevo bisogno come l’aria. Mi mancava l’odore del mare, capace sempre di calmarmi e mettermi serenità.
E così sono partita da Parma alla volta dell’affascinante cittadina garganica. Il viaggio non è breve, devo ammetterlo. Ma il pensiero di arrivare in un posto così, rende il tragitto più lieve. E poi sono da sempre convinta che il viaggio cominci alla partenza, e non solo all’arrivo alla meta.
Approfittando del passaggio di un amico, sono arrivata in auto fino a Foggia in circa 6 ore. Da lì ho preso il piccolo “treno del Gargano” che in un paio d’ore mi ha portato da Foggia alla stazione di Peschici Calenella.
Il suggestivo treno del Gargano da Foggia a Peschici
Praticamente un treno mono vagone, che procede lungo una singola rotaia, in alcuni tratti. Sembra un po’ di essere su quei trenini dei luna park.
In autunno si passa attraverso le floride vigne con i finestrini che quasi ne sfiorano le fronde. E nell’ora del tramonto un cielo immenso si tinge di rosa, arancione e azzurro.
Poi il verde della natura lascia spazio al mare. Placido, di un colore difficile da definire, tra il verde e un blu profondo, quasi cupo quando cala il sole. E ogni volta che vedo il mare, è amore.
Arrivati a Peschici, un autobus aspetta i passeggeri alla piccola stazione. Verso le 20 eravamo in sole 3 persone a salire. Il bello di partire fuori stagione. E in un’oretta si arriva alla stazione degli autobus di Vieste.
La strada è stretta e tortuosa. Non guardate il cellulare durante il viaggio, ci sono dei panorami a picco sul mare che già da sé valgono tutte le ore di tragitto.
Svegliarsi a Vieste col rumore del mare
A piedi, con una passeggiata di cinque minuti, sono arrivata dalla stazione dei bus all’Hotel Falcone, che mi ha accolto per questi 3 giorni. Era sera, una bella serata tiepida, come le sere di settembre nel Gargano sanno essere.
Solo il mattino dopo, con la luce, mi sono resa conto di trovarmi in una posizione veramente privilegiata.
Ho preso la strada in discesa che in pochi passi ti porta al mare e sono rimasta a bocca aperta. L’hotel sorge proprio sulla bianchissima roccia del centro storico di Vieste. Come se ci fosse delicatamente adagiato su.
E non è finita qui. Un enorme monolite bianco, chiamato Pizzomunno, fronteggia la parete rocciosa e si può ammirare dalla terrazza del Falcone.
E qui la storia lascia il posto al mito. Si dice infatti che il Pizzomunno fosse un pescatore. Un bellissimo pescatore, pietrificato dal dolore per la morte della sua amata. E oggi, con i suoi 25 metri di altezza, resta uno dei simboli di Vieste.
La lunga spiaggia di sabbia, a pochi metri dall’Hotel Falcone, appare in settembre serena e frequentata da pochi turisti. Eppure il mare è bellissimo. Al mattino l’acqua è così bassa che si può arrivare a largo camminando. E la temperatura è ancora piacevole per gli ultimi bagni di stagione.
Dalla finestra della mia camera si vedeva il mare, così vicino da poterne ascoltare il rumore, in questo tranquillo inizio di autunno. La serenità, il ritmo lento delle giornate.
Svegliarsi e andare a fare colazione nell’ampio, caldo salone. E che sorpresa trovare il caciocavallo, per me che amo iniziare la giornata mangiando pane e formaggio.
Tornare in hotel la sera ed essere accolti sempre con un sorriso e un: “Come è andata la giornata”? Piccole, preziose cose che solo gli hotel a gestione familiare sanno ancora offrire.
Il Falcone infatti a Vieste è un’istituzione, uno dei primi hotel ad essere costruiti. E infatti, tornata a casa, la mamma del mio fidanzato mi ha raccontato di essere stata a Vieste, più di 30 anni fa, e di aver soggiornato proprio qui. Le coincidenze della vita…
Se siete arrivati alla fine di questo lungo articolo senza saltare dei pezzi né cambiare pagina, sono certa che il Gargano in autunno sarà il posto che fa per voi.
Qui trovate alcuni siti utili per l’organizzazione del vostro viaggio in Gargano:
–LA RINASCITA DEI TRABUCCHI STORICI
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