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Intervista a Manuel Quinzani, avventuroso viaggiatore solitario

Manuel Quinzani nasce, cresce ed ora vive e lavora a Parma.
Vive in centro, lavora in centro. 

Nonostante questa dimensione locale (intervallata comunque oggi da frequenti spostamenti per lavoro) ogni tanto prepara la valigia e parte, spesso in solitaria.

Quando hai fatto il primo viaggio da solo e cosa ti ha portato a questa scelta?

Per anni non ho sentito il richiamo del viaggio. Facevo le mie vacanze estive al mare o in montagna, con gli amici. Ho cominciato relativamente tardi, verso i 24 anni.

Un viaggio con la famiglia in Francia dopo la laurea. Da quel momento non mi sono più fermato.

Il primo viaggio da solo l’ho fatto in Egitto. Decisi di partire. Stop.

Tutto il resto era un accessorio. Comunicai ai possibili compagni di viaggio che in quella data sarei partito per quella destinazione.

Nessuno abbracciò la causa. Ed io partii da solo. Nulla poteva fermare la mia voglia di andare a vedere le piramidi (da piccolo volevo fare l’archeologo…)

Qui sotto vi mostro un mio “pre-selfie” visto che quella foto è stata auto-scattata ormai 8 anni fa… (ho idea che siano stati proprio i viaggiatori solitari ad inventare i selfie).

manuel

Partire e viaggiare da solo non è mai stato sentito come un problema. Semplicemente una condizione, una situazione che avrebbe caratterizzato quell’esperienza. Da considerare sotto il punto di vista pratico e organizzativo.

Tornando alla tua domanda relativamente a cosa mi ha portato a questa scelta rispondo: la curiosità. è stata la voglia di andare a vedere di persona cose che avevo letto, studiato, guardato.

Questa è stata la scintilla che mi ha fatto partire. Ed è la curiosità che ancora oggi mi fa  partire, qualsiasi destinazione decida o mi capiti di raggiungere.

Approfitto della tua domanda per citare alcuni versi. Ero in Tibet, stavo leggendo un libricino su alcuni detti attribuiti al Buddha e incrociai alcuni versi sul “viaggio” (meglio: che possono essere associati anche all’esperienza del viaggiare da un posto ad un’altro)

“Se non trovi compagni
che abbiano viaggiato
almeno quanto te
è meglio camminare solo
che accompagnarsi a chi
è esitante.”
Penso che questi versi facciano riferimento ad un approccio. Alla volontà di scoprire, di provare, di scavare, di approfondire. Di capire. magari con irrequietezza.
Così, penso, bisogna essere per viaggiare. E se non si trova chi ha lo stesso approccio è forse meglio viaggiare da soli…
Qual è stata l’esperienza di viaggio in solitaria più interessante e che ti ha lasciato di più?

Ho trovato tutti i miei viaggi interessanti. Tutti ricchi e arricchenti.

Per rispondere alla domanda posso citare alcuni momenti che ricordo con particolare piacere.

In Giordania arrivai a Piccola Petra poco prima del tramonto.

Mi aggirai inizialmente per la città fino ad arrivare alla fine della stessa, su una roccia piatta che domina una piccola vallata al termine di una breve scalinata nella roccia.

Nel tornare indietro, mentre i colori si facevano più caldi per il sopraggiungere del tramonto, mi resi conto di essere completamente solo.

La sensazione di camminare per le strade di una città nel deserto di centiani di anni fa ora vuota e solo per me è uno dei ricordi più vivi relativamente quel viaggio.

Lì c’era la storia, la vita e l’energia di uomini. Stavo camminando completamente solo dove tutto ciò era stato, perso nella sabbia finché quella città non fu ritrovata e il ritrovare porta sensazioni piacevoli.

Altre esperienze particolarmente interessanti sono le chiacchiere con i locali.

A volte ci si apre molto più con gli sconosciuti, soprattutto con quelli che se andranno dopo poco.

Esce, ancora di più in questi casi, la franchezza degli esseri. una condizione questa, in cui il viaggiatore si trova, troppo preziosa per non essere sfruttata.

Qual è stato invece il viaggio più “difficile”?

Il viaggio, se si è abbastanza fortunati, consapevoli e determinati non risulterà “difficile”. Al massimo può essere faticoso. In alcuni momenti.

Ricordo un viaggio in treno in India, direzione Varanasi, doveva essere di 8 ore, durò 11 ore.

Dal treno scendevano prima i topi e poi le persone.

Ad un certo punto, accendendo il condizionamento, il vagone fu invaso da una colonia di scarafaggi che crearono scene di panico tra alcuni turisti giapponesi.

Ad un certo punto del trasferimento mangiai qualcosa (per la stratosferica cifra di 15 centesimi di euro) portato sul treno durante una delle numerose soste, finito di mangiare (che tra l’altro mi distrusse lo stomaco…) l’inserviente raccolse il vassoio di plastica e, aperto il finestrino, lo gettò fuori… “Ci pensano i topi”- fu la risposta biocompatibile del soggetto…

Oppure sulla catena Himalayana una notte in tenda, la notte più fredda della mia vita, non riuscii praticamente a dormire. La mattina benedissi l’arrivo del sole.

Raccontaci 1 lato positivo e 1 lato negativo del viaggiare da soli.

Trovo che uno dei lati positivi sia quello di ri-trovare completamente i propri tempi. Viaggiando da soli si riprende il proprio passo. Si rimane con se stessi, ci si rifocalizza sul proprio essere, si è obbligati a prendere del tempo solo per se.

Dall’altra parte il viaggiare da soli non permette di far risaltare le esperienze come invece la cassa di risonanza del confronto con gli altri potrebbe generare. L’esperienza vive in noi, non rimbalza e viene amplificata dalle sensazioni di altri.

Quale sarà la tua prossima meta?

Parto a metà febbraio per l’Argentina. Buenos Aires e Patagonia.

Ogni viaggio è un’esperienza, per questo l’unica preparazione che mi sono concesso negli ultimi mesi è imparare a ballare Tango.

Dai un consiglio a un viaggiatore/viaggiatrice che si appresti a partire per la prima volta da solo/a.

Trovo che ognuno debba costruirsi la propria esperienza, vivere il viaggio per quello che gli da.

Fare errori, pagarli e, nonostante ciò, trovare la voglia di fare un altro viaggio, un’altra esperienza senza farsi demoralizzare o intimorire dalle situazioni negative vissute.

Più viaggio e meno ho paura di viaggiare. Meno ho paura di trovarmi di fronte all’ignoto. Meno ho paura di ciò che non conosco.

A me ha insegnato tanto, e sono solito imparare solo sbattendo la testa. Devo dire anche che non trovo il viaggiare da solo un’esperienza particolarmente difficoltosa.

Bene comunque essere metodici e organizzati, anche nel perdersi…

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