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Due gabbiani aspettano dalle prime ore del mattino, pazientemente, l’arrivo del pesce. Sono appollaiati su una coppia di lunghe antenne. Sotto di loro il mare. Tutti i giorni è così. Da anni.

Perché sanno che quando quella enorme rete rattoppata verrà tirata su, qualche creatura del mare ne resterà incastrata tra le maglie. E allora potranno banchettare anche loro.

Dall’altro lato c’è l’uomo. Tre uomini, per l’esattezza. Perché per far girare l’argano che serve a sollevare la rete immersa nell’acqua, ce ne vuole di forza. È come una ruota, che tramite dei tiranti porta su una gigante rete che serve per la pesca.

Per recuperare i pesci si usa invece il “coppo”, un retino dal lungo braccio, che viene calato nella rete attraverso una carrucola.

“E perché mai i pesci dovrebbero entrare nella rete di loro volontà, senza esca?” – chiedo io. Si tratta di una specie di trabocchetto, dal francese “trabuchet”, da cui trabucco.

I trabucchi nella storia

Il “trabocchetto” che circa 4 secoli fa i pescatori del Gargano usavano per riuscire a pescare in acque allora pericolosissime perché infestate dai pirati.

E poi c’era questa figura quasi sacrale, il “trabuccolante”. Oggi probabilmente sarebbero architetti famosi.

Al tempo, coloro capaci di costruire questa incredibile e bizzarra opera di legno, erano guardati con grandissima ammirazione. Non solo per l’opera in sé, ma per il fatto che poter pescare da un trabucco assicurava a tutta la comunità una ingente quantità di pesce per il sostentamento.

Oggi le cose sono cambiate e possiamo tranquillamente nutrirci di altro, ma al tempo era così. Mangiavi quel pesce o soccombevi.

I trabucchi del Gargano

Sulla costa garganica ci sono 16 trabucchi. Li vedi da lontano. Qualcuno è sofferente, le antenne rotte e quel complesso groviglio di cavi ormai inutilizzabile. Qualcun altro invece preserva tracce della gloria di un tempo.

Li riconosci subito. Sembrano dei grossi insetti con le antenne protese in avanti e tantissime zampe, che sono poi le basi che sostengono questa sorta di palafitta.

È strano ma è come se quella costruzione fosse perfettamente integrata con la costa. Non stona con il resto del paesaggio.

La prima cosa che mi sono chiesta è come faccia a stare in piedi un gigante dalla forma così assurda. Poi, avvicinandoti, ti accorgi che qui nulla è lasciato a caso. Il complesso sistema di cavi è studiato ad arte perché tutte le parti del trabucco siano in perfetto equilibrio e si sostengano.

E ti chiedi quale genio possa aver inventato una meraviglia del genere.

I trabucchi sono quasi completamente in legno, fatta eccezione per i cavi di ferro. È per questo che purtroppo sono soggetti ad una rapida usura con conseguente deterioramento che li rende inutilizzabili.

E ti piange il cuore a pensare che si possano perdere tali testimonianze così importanti della nostra storia.

E sì, perché i trabucchi sono davvero qualcosa di unico.

Dai miei viaggi ho capito che puoi allontanarti quanto vuoi, ma bene o male da un capo all’altro del mondo, ci sono cose che trovi uguali.

Sempre più globalizzati, riproduciamo e riadattiamo idee, prodotti e costruzioni che finiscono via via per assomigliarsi tutti.

Ma per fortuna non sempre è così. Ci sono opere dell’ingegno umano che possiamo ammirare solo in alcuni posti. E i trabucchi sono una di queste.

Un patrimonio culturale e storico senza eguali, che possiamo trovare solo nel Gargano ed in certe parti della costa abruzzese.

La rinascita dei trabucchi del Gargano

Il Gargano non poteva restare ad assistere impotente al degrado e alla rovina dei suoi trabucchi. E così, un giorno del 2012 nasce un’associazione. Ne fanno parte gli anziani trabuccolanti, unici in grado ancora di costruire un vero trabucco, e altri appassionati di queste miracolose macchine da pesca.

L’obiettivo è condiviso da tutto il gruppo: ripristinare i trabucchi esistenti nel Gargano e riportarli alla vita. Interrompere il processo di degrado che sta privando la costa garganica di tanta storica bellezza. Preservare la mitica figura del trabuccolante e aiutare quelli tuttora viventi a sostenere le spese per conservare il loro trabucco.

Per farlo l’associazione La Rinascita dei Trabucchi Storici, organizza diverse attività, atte a raccogliere fondi.

D’estate, tutti i martedì e giovedì, si può assistere a delle dimostrazioni di pesca sul trabucco.

Io ho partecipato ad uno di questi eventi su quello di Cala Molinella.

Non so dirvi l’emozione di calpestare il legno cigolante del ponticello che ti porta dalla terraferma al trabucco. Poi entrare e trovarti di fronte una grande terrazza lignea, dominata dalle due antenne lunghe almeno 40 metri.

E sopra la tua testa, tantissimi cavi, che non sai dove vadano a finire.

Assistere a una delle dimostrazioni è un po’ come tornare ai vecchi tempi. E soprattutto osservare la pazienza, la passione e quel velo di nostalgia negli occhi del più anziano dei trabuccolanti, mi ha veramente stretto il cuore.

Lo stesso che dopo pochi minuti ho visto arrampicarsi con destrezza su una delle antenne e camminarci come un equilibrista circense fino alla punta, come se fosse la cosa più semplice del mondo.

E quando il trabuccolante è arrivato alla fine dell’antenna, è volato via il gabbiano. Lo stesso gabbiano che dalle prime ore del mattino,  tutti i giorni, da anni, se ne sta lì paziente in attesa del pesce.


Se volete altri motivi per visitare questo splendido territorio, leggete cosa fare in Gargano in autunno.


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