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Cinque giorni in viaggio da sola a Goa senza contanti e col bancomat bloccato.

Si può sopravvivere. L’importante è mantenere la calma! Ecco le mie avventure…

viaggiare da soli nel Goa


Dopo una settimana in compagnia di altri 14 blogger in treno per l’India, sentivo l’esigenza di stare un po’ da sola e vivere questo paese a modo mio.

Allo stesso tempo però questo senso di “comunione”, il fatto di andare in giro sempre insieme, mangiare insieme, scoprire l’India insieme, mi rendeva un po’ paurosa all’idea di continuare da sola il mio viaggio in India.

Viaggiare da soli nel Goa

Già dall’Italia avevo prenotato un volo interno da Mumbai a Goa, solo 50 minuti, con la compagnia Spicejet. L’idea era quella di rilassarmi e stare un po’ in spiaggia, cercando di raggiungere un colorito meno cadaverico del mio invernale padano biancore.

Le raccomandazioni degli altri: “Ma vai da sola? Mi raccomando stai attenta”, avevano contribuito a intimorirmi.  E la cosa mi dava fastidio, perché non è da me.

È difficile che io abbia paura di partire da sola, anzi. Solo che l’India è un caso a parte. E da donna occidentale, hai sempre gli occhi addosso.

Vi confesso che mi era addirittura venuta voglia di tornarmene a casa.

Sono arrivata in aeroporto col transfer dell’hotel verso le 7 del mattino ed ero praticamente l’unica straniera. Non so se sia stato il mio stato d’animo o se fosse realmente così, ma mi sentivo gli sguardi di tutti gli uomini addosso.

Ho fatto il check in e…prima sorpresa…bagaglio overweight di 3 kg= penale di 20 euro, pagati con carta di credito.

Ero arrivata con una bottiglia di vino che avevo comprato senza poter bere e ho dovuto lasciarla al banco del check in ad una spiacevolissima impiegata in per non appesantire ulteriormente la valigia.

E tutti voi saprete quanto mi piaccia il vino…

Quando scopri che il tuo bancomat non funziona

Bene, il più è fatto, avevo pensato. Mi dirigo verso i controlli di sicurezza e mi viene in mente di non avere un soldo in tasca. Vado all’ATM più vicino, sempre in aeroporto, e provo a prelevare. NADA, carta non abilitata al prelievo.

Secondo ATM, secondo tentativo. Stavolta sembra stia per sganciarmi dei contati, ma alla fine amara sorpresa: utente invalido.

Non vi nego che in quel momento una mezza lacrima di disperazione mi è scesa. Soprattutto perché gli unici contanti che avevo, cambiati in euro, li avevo spesi per comprare per me e gli altri blogger delle bottiglie di vino.

Che poi nessuno ha bevuto. Oltre al danno, la beffa. Ma ve bene così, però mi sono sentita un po’ stupida.

Ho pensato che tanto piangere non mi avrebbe aiutata, quindi mi sono affidata al caso e sono andata ai controlli.

Tre accendini a cui tenevo subito sequestrati e poi al gate ad aspettare il mio volo, che per fortuna è arrivato in perfetto orario.

Dopo tanta indecisione nella scelta della zona, avevo prenotato un hotel a Vagator Beach, scelto perché zona turistica e molto frequentata. 

Quando sono sola mi piace comunque essere circondata da tanta gente ed evito per sicurezza zone isolate.

Atterrata nel Goa il primo reale problema: come pago il taxi?

Pagare il taxi senza contanti

La risposta è arrivata presto. Sportello di taxi prepagato in aeroporto. Ho dovuto insistere un po’ affinché accettassero la carta di credito ma alla fine lo hanno fatto, aggiungendomi una piccola percentuale.

Ma chissenefrega, l’importante era arrivare a destinazione.

Viaggio da sola a Goa, Vagator Beach

L’hotel era carino, con wifi perfettamente funzionante e a circa 15 minuti dalla spiaggia, che ovviamente sono andata subito a controllare.

L’impatto con la spiaggia però non è stato dei migliori. Era domenica, musica trance a tutto volume e tantissimi gruppetti di ragazzi indiani (vestiti, perché difficile si mettano in costume) che si facevano i selfie col mare di sfondo.

Avrei voluto essere trasparente, ma purtroppo non lo ero e sono subito iniziate le richieste di foto e gli sguardi curiosi.

Cammino cercando il punto più tranquillo con altri turisti in costume, cercando di evitare le richieste di fare foto insieme giunte dagli uomini intorno.

Vagator Beach Goa

Metto il telo accanto a una ragazza, anche lei sola, e provo a rilassarmi. Altre richieste di foto, pur con le cuffie nelle orecchie, alle quali però stavolta non mi nego per non essere odiosa.

Venditori di tatuaggi, massaggi, braccialetti, ninnoli e qualsiasi altra cosa. Li schivo, non ho contanti d’altro canto.

Incontri in spiaggia da sola nel Goa

Un abbronzatissimo e scheletrico uomo sulla sessantina in perizoma mi stupisce con le sue natiche al vento, che avendolo visto solo seduto, non mi aspettavo.

Un altrettanto abbronzatissimo personaggio, sempre più o meno sui 60, mi si avvicina e capito che ero italiana, inizia a farmi un discorso sulla linguistica italiana. Era spagnolo, di Barcellona, ma vive in giro per il mondo: un artista a suo dire e un musicista.

Mi dice che sta lavorando a un documentario (poi controllo sul sito ed è vero) e mi invita a vederlo a casa sua, dove mi confida che potremmo fumare anche maria, che là non è un problema.

A parte che non fumo maria, non mi pare il caso. Glielo dico e quasi mi rimprovera dicendo che mi pentirò e che devo imparare a scegliere le persone di cui fidarmi. Gli sorrido come se mi avesse fatto un complimento e magicamente sparisce nel nulla.

Vagator Beach Goa

La sera a cena mangio in hotel perché lì so di poter pagare con carta di credito. E un ragazzo elegante con accento americano mi fissa in maniera fastidiosa per tutta la cena. Ma questo ve lo ho già raccontato qui

Viaggio da sola a Goa, Anjuna Beach

Dopo un paio di giorni decido di spostarmi ad Anjuna Beach, di cui ho letto le recensioni e che mi pare più adatta a quello che cerco.

Come pago il taxi?…il problema si ripresenta. Mando diverse email all’hotel in cui sto per andare e chiedo se possono pagarmelo loro e io poi li ripagherò con carta. Accettano senza problemi.

In circa 20 minuti di auto raggiungo Anjuna Beach. Il nuovo hotel è praticamente sulla spiaggia, che sogno! Ho un bungalow moto basic ma carino, in mezzo a un verde giardino.

dove dormire ad Anjuna Beach Goa

Il mio vicino di bungalow mi saluta con uno spinello in mano.

La spiaggia di Anjuna è piena di bar direttamente sul mare, tantissimi turisti, per lo più russi, e nessuno che ti fissa perché sei in costume. Mi sento subito rilassata e prendo un lettino, a costo zero ma con vincolo di consumazione. Per me è più caro, perché pago con carta, ma amen a questo punto.

Venditrici ambulanti ad Anjuna Beach

Elegantissime ragazze indiane in saree pur sotto ai 35 gradi della spiaggia, passano e ripassano cercando di vendere la loro merce ai turisti, galline dalle uova d’oro.

Non il mio caso, ovviamente. Spiego ad ognuna di loro che non ho contanti e tutte mi chiedono di fare la promessa col mignolino: ovvero tornare il giorno dopo col cash. Non so a quante avrò dato la mia parola.

Tutte molto gentili, non vanno dritte al punto ma cercano di capire chi sei, cosa fai. Quanti fratelli hai è la domanda più gettonata e poi parte quella sull’età (sembri mooolto più giovane) sul marito etc

tramonto ad Anjuna Beach

Non so se lo avete mai provato, ma trovarsi senza soldi in viaggio è una sensazione particolarmente spiacevole. Sei in balia degli eventi e degli altri e non hai il controllo delle cose.

Però sono in Goa e cerco di essere zen, tanto preoccuparmi non mi aiuterà a risolvere questa situazione.

Faccio un tentativo al bancomat, distante una ventina di minuti in cui cercano di vendermi anche hashish e LSD, ma il bancomat non va ancora, nonostante dalla banca mi avessero detto che era stato sbloccato.

Torno in hotel e mangio nel bellissimo bar sulla spiaggia, pagando con carta. Mi godo un tramonto meraviglioso con una birra davanti, E penso che davvero i problemi veri non sono questi, che queste cose non devono turbarci.

Il mercato delle pulci di Anjuna Beach

Il giorno dopo è mercoledì: c’è il mercato delle pulci di Anjuna. È uno dei motivi per cui ho scelto quest’area e so che è gigante e vende di tutto.

Lo strazio di una donna nel camminare tra le bancarelle senza un soldo è visibile.

mercato delle pulci Anjuna Beach

A un certo punto, un miraggio: uno sportello di cambio con cartello MasterCard.

Senza troppe speranze entro e chiedo se usando la carta possono darmi dei contanti: “Sure M’am”. Le parole più dolci sentite nelle ultime ore.

Ritiro una quarantina di euro e li spendo tutti tra mercato e promesse del mignolino fatte alle venditrici sulla spiaggia.

Due braccialetti da Sharon, un tatuaggio all’henné da Swati e dei pantaloni da un’altra ragazza col negozio sulla spiaggia, madre di 3 figli a 23 anni.

Anjuna Goa

Torno a ritirare ancora una volta per pagare pranzo e cena, e anche questi soldi finiscono senza che me ne renda conto.

La sera dopo, altro problema, torna come un mantra.

Finiti i soldi, il taxi per andare in aeroporto, come lo pago? Ormai lo sportello di cambio è chiuso e la mattina devo partire alle 7.

Chiedo al proprietario dell’hotel la cortesia di poterlo pagare in carta e avere in cambio dei contanti. Acconsente, quindi ho le 1500 rupie che mi occorrono.

Arrivo in aeroporto a Goa con un mostruoso anticipo d 5 ore, per il terrore di perdere l’aereo. Volo in ritardo.

Il mio angelo custode a Mumbai

Arrivata a Mumbai, ho una prenotazione per un hotel all’interno del terminal delle partenze internazionali, in modo da essere comoda per il volo del giorno seguente. Avevo letto sul web che dal mio terminal a quello interazionale ci fossero delle navette gratuite.

Chiedo a tutti ma non è così.

Provo di nuovo a prelevare: nulla.

Vado al banco di Uber e chiedo se posso pagare con carta. No, mi dicono di fare dall’app. Chiedo hotspot al ragazzo allo sportello ma non so perché la mia app non va.

Mi chiede quanti contanti ho: zero, gli dico, e non so come fare.

Cerco di mantenere la calma ma secondo me si vede che sto per scoppiare. Sono stanca e comincio a innervosirmi.

Mi dice con una dolcezza estrema e un inglese un po’incomprensibile: “Don t worry madam, devo andare anche io da quelle parti, può venire con me ma prendiamo un rickshaw”. Gli ribadisco che non ho soldi e mi dice che pagherà lui.

Ha un viso da bambino, avrà 18 anni e mi si apre il cuore per la su gentilezza. Col mio valigione fucsia e 2 ingombranti borse, saliamo sul rickshaw. Il ragazzo mi chiede cosa farò e dove dormirò. Mi dice che l’hotel in aeroporto è tropo caro e mi chiede perché non vado a dormire da lui, con la sua famiglia.

Apprezzo moltissimo il gesto ma l’hotel è già pagato (ed è davvero molto caro) e non me la sento di dormire a casa di sconosciuti.

Dopo un po’ deve scendere, mi lascia 100 rupie per pagare il taxi e in cambio mi chiede solo un selfie con lui. Si assicura con l’autista che il conto non sia maggiore e se ne va.

La mia ossessione per la pizza

Arrivo finalmente in hotel e credo di essermi meritata una pizza.

La disponibilità sulla carta di credito è agli sgoccioli e non so se riuscirò a pagarla, ma questo piccolo lusso non me la sentivo di negarmelo.

Per fortuna il giorno dopo, la mia carta di credito mi ha graziata lasciandomi almeno la disponibiltà per saldare il conto della pizza a cena.