Sommario
Veniamo ad uno degli spostamenti più traumatici del mio viaggio da sola in Vietnam: quello in bus notturno da Nha Trang a Ho Chi Minh. Prenoto su Baolau il bus notturno, per un viaggio previsto di 11 ore.
La stazione dei bus di Nha Trang da cui parto è molto spartana e semi deserta. Ci sono delle agenzie di vendita biglietti, un banchetto di patatine e caramelle, un baretto che sa molto di sporco.

La stazione dei bus di Nha Trang, abbastanza spoglia e semi deserta a febbraio 2020
Arrivo con troppe ore di anticipo ma mi metto un po’ a lavorare al computer, aspettando si facciano le 19 per partire.
Con mia sorpresa però alla fine, ad orario di partenza, il bus è completamente pieno. Sono l’unica turista, tutta gente del luogo.
La maggior parte degli occidentali prendo il volo interno da Nha Trang a Ho Chi Minh ma a me piace il viaggio lento e adoro viaggiare in bus.
Viaggiare in bus in Vietnam
Questo tipo di bus ha dei sedili-letto, spaziosi e anche abbastanza comodi, almeno per me che sono alta 165 e normopeso.
Mi metto quindi stesa a sentire musica, mandare messaggi alle amiche, provo anche a leggere la guida di viaggio. Sono molto rilassata e felice di cambiare un po’ città. L’austista ogni tanto dice cose in vietnamita, chissà cosa…
A metà tragitto facciamo una breve sosta in una specie di autogrill locale un po’ lurido. In bus non si sale con le scarpe quindi ognuno prima di salire deve mettere le scarpe in una busta e non usarle.
Per scendere in autogrill l’autista mette a diposizione in una cesta delle ciabatte, che i passeggeri possono usare.
Prendo un gelato ma sono troppo tesa al pensiero di sbagliare bus (dato che ce ne sono una serie dagli stessi colori e non ho grande fisionomia nel riconoscere il viso dell’autista), inoltre mi sento tutti gli occhi addosso perché sono l’unica occidentale.
Risalgo e dopo poco mi addormento, sono comodissima e stanca.

L’esterno del mio bus.
Arrivo traumatico a Ho Chi Minh
Passa qualche ora e mentre dormo beata, convinta manchino ancora diverse ore all’arrivo, sento bussare forte contro il mio finestrino.
Apro gli occhi di soprassalto e vedo della gente fuori che mi guarda ridacchiando. Mi volto e il bus è invece vuoto, gli altri passeggeri sono tutti già scesi.
Mi alzo con uno scatto, raccolgo le mie cose e nel tirarmi su sbatto forte la spalla (sulla quale avevo una cicatrice non ancora rimarginata) contro la cappelliera, con un dolore intenso.
A piedi scalzi, scarpe e zaino in mano, scendo in mezzo a una calca di gente.
Non so nemmeno dove sono. Sono le 4 del mattino.
Apro Google Maps e scopro che siamo alla stazione dei bus di Ho Chi Minh, con un anticipo di circa 4 ore.
L’autista mi consgena il mio zaino e ancora assonnata e frastornata, devo decidere cosa fare.
Il caffè magico…
Mi siedo sulle piccole seggioline basse di plastica di uno dei bar nella piazza e chiedo un caffè, ancora intontita e spaesata. Qui in Vietnam molti bar e ristoranti usano queste mini seggiole colorate che sembrano quelle per i bimbi.
Mi portano un caffè in un bicchierino di vetro dentro a un bicchiere di plastica. Faccio per bere e mi rovescio addosso un liquido caldo. Controllo subito se qualcuno mi abbia visto, un po’ vergognata.
Ci riprovo e succede la stessa cosa, poi ancora una volta, non capisco, do la colpa al sonno e mi sento veramente Fantozzi in quel momento.
Smetto quindi di provarci e la cameriera impietosita viene e a mostrarmi che il bicchiere di vetro è dentro a un bicchiere di plastica pieno di acqua calda per tenere il caffè bollente.
Mi sento un po’ stupida ma dato il risveglio traumatico me lo perdono. Si vede che le faccio tenerezza e mi porta gratis un altro bicchierino con un liquido giallo che credo (e spero…) sia camomilla.
Non mi va affatto ma non voglio sembrare scortese e fingo di berlo.
Intanto però devo decidere cosa fare.
A intervalli regolari mi si avvicinano dei pressanti tassisti che mi chiedono dove voglio andare.
Odio gli approcci insistenti e li allontano, anche perché quando viaggio da sola mi sento più sicura con grab, dove posso controllare percorso, costi e recensioni dell’autista.
Quando torno nelle mie facoltà cerebrali e deambulatorie, decido di aprire Google Maps e andare a piedi verso la via principale, dove prendere un grab.
Sono ancora una volta l’unica turista, è buio e non so dove andare.
La difficile ricerca di un grab per arrivare in hotel
Attraverso la piazza dove arrivano i bus, facendo slalom tra gli insistenti tassisti e giungo su una strada larga a due corsie.
Di fronte, vedo dei grab scooter parcheggiati. Chiedo a uno di loro di portarmi al mio hotel, lo guarda sulla mappa e mi dice di andare dal suo collega.
Ci vado, guarda la mappa e scrolla le spalle. Un altro ancora mi spiega finalmente a gesti che devo chiamare un conducente tramite app.
Il primo tentativo va a vuoto perché l’autista non trova l’indirizzo dove sono.
Spesso capita con grab, quindi ti chiamano per capire ma poi non parlano inglese per la maggior parte, quindi continuate a non capirvi e diventa tutto un po’grottesco.
Il primo autista non trovandomi, cancella la corsa. Sono sempre più stanca, lo zaino pesa come un macigno e io voglio solo arrivare in hotel.
Devo essere paziente e non farmi prendere dal panico però. Provo a chiamare un altro grab e la trafila è la stessa, non mi trova.
Infine, faccio un terzo tentativo ma ormai ho le lacrime agli occhi.
Certe sensazioni quando sei in viaggio da sola sono amplificate, così la stanchezza, la paura di trovarsi di notte senza che nessuno ti aiuti, il disorientamento.
Nulla di grave ma a volte ti prende davvero lo sconforto e durante questo viaggio da sola in Vietnam, questo è stato uno di quei momenti.
Per fortuna il terzo tentativo sembra stia andando a buon fine. L’autista dopo un paio di incomprensioni capisce dove sono e sulla mappa di grab vedo il simbolino della moto che si muove nella mia direzione.
Arriva verso di me questa ragazza dalle guance paffute e il sorriso gigante, che in quel momento per me è un angelo rassicurante. Mi invita a mettere il casco, non ci capiamo e scoppia on una fragorosa risata che però mi fa sentire al sicuro.
Salgo dietro di lei con lo zaino enorme e ci avviamo in una Ho Chi Minh deserta e buia, verso il mio hotel.
L’arrivo in hotel e gli scortesi receptionist dormienti
Dopo 20 minuti circa, senza alcun traffico dato l’orario, arriviamo in hotel. Ho scelto questo hotel 2 stelle perché è qui che soggiorna la mia amica Alex, una blogger slovacca anche lei in viaggio da sola in Vietnam.
Scesa dallo scooter, apro la porta dell’hotel che per fortuna nonostante l’orario ha le luci accese. Non riesco però ad aprirla fino in fondo perché a bloccarla c’è un lettino su cui sta dormendo un ragazzo.
Lo sveglio urtandolo non volendo con la porta e mi fa cenno con la mano che sono chiusi e non hanno disponibilità.
Gli spiego che ho una prenotazione e vorrei almeno entrare, fare check in e lasciare la borsa. Continua a sbracciarsi dicendomi di no ma io a quel punto sono troppo esausta per essere sorridente, remissiva e gentile, quindi entro ugualmente.
Vedo spuntare da dietro al banco della reception un altro ragazzo, ancora addormentato, che ci mette qualche secondo a capire cosa stia succedendo.
Intanto quella statuetta kitsch del gattino asiatico che con la mano saluta (la trovate anche in tanti ristoranti cinesi in Italia), mi fa rimpiangere gli hotel a 5 stelle con servizio impeccabile. Mai più risparmiare per trovarmi in questa situazione nel mezzo della notte, penso!
Almeno lui parla inglese e mi ribadisce che non c’è posto, l’hotel è pieno. Rispiego anche a lui che ho una prenotazione e gli mostro il codice booking. Mi dice allora che è troppo presto e devo tornare alle 14 per il check in.
Peccato che manchino 10 ore!
Gli chiedo se per favore intanto mi fa check in e se posso stare là ad aspettare sul divano che almeno esca il sole.
Mi risponde che se voglio posso lasciare lo zaino ma non posso restare là.
A quel punto sbotto: “Ti prego, sono una donna, sola, in una città che non conosco, tutto è chiuso fuori, sono stanca e spaventata, non so dove andare, posso stare qua?”
Dormire sul divano della reception o cambiare hotel?
Non mi risponde, fa finta di niente e si rimette a dormire, sparendo dietro al banco della reception.
In questo viaggio da sola in Vietnam ho notato più volte che alcuni locali, quando non ti capiscono, a un certo punto, non si preoccupano più di darti una risposta ma smettono semplicemente di sforzarsi e considerano la faccenda chiusa.
Ormai senza speranze mi siedo ugualmente sul divano di finta pelle un po’consunto, appoggio la testa alla valigia fucsia e in mezzo ai due receptionist che se la russano serenamente, provo a riposare un po’.
Il gatto con la zampa che si muove sembra compartimi, mi sembra di essere in un film.

Il famoso gattino con la zampa che saluta nella reception dell’hotel…
Vorrei chiamare la mia amica Alex che alloggia lì in hotel ma a quest’ora dorme e ha il telefono staccato e inoltre dovrei risvegliare l’odioso receptionist.
Dal 2 stelle al 5 stelle senza passare dal via
La situazione è troppo surreale e non credo di voler stare in un hotel dal personale tanto scortese, quindi cerco su booking degli hotel 4 o 5 stelle che abbiano una reception 24 ore e mi faccio portare da grab in uno di questi.
Arrivo, e mi dicono che sono pieni.
Niente, cerco sulla mappa un altro, chiamo altro grab e arrivo in un posto che sembra in quel momento un paradiso terrestre.
Tutta sfatta, zaino in spalla, sembro una pellegrina e un po’ mi vergogno di presentarmi così in un hotel di lusso ma sono veramente stanca e me ne frego.
-Salve, avete una stanza libera per oggi e domani?
-Sì, certo, sono 200 euro. Va benissimo, la prendo!
-Vuole anche la colazione?
-Oh sì, è inclusa?
-No, sono 20 euro
-Ok, grazie, non ho poi tanta fame…
Ho speso praticamnete quanto una settimana in Vietnam in una sola notte ma in quei momenti, ragazzi miei, per me i soldi sono veramente l’ultimo dei problemi!
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